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al testo di Veronica Mogildea
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MEDITERANEO
Onde. Scuri muri, agitati. Fondali abitati dai morti. Il mare nemico scuote il barcone, schiaffeggia i volti. Respiro sospeso, il cuore fremente in balia della forza feroce del vento. Mille speranze si aggrappano al legno. Il mare pretende febbrile il pegno. Migliaia di urli in un solo lamento, vuoto di suono, ma con la potenza d’un scoppio di tuono. La paura è dura, come un laccio, unisce i corpi in un unico abbraccio. Tutti fratelli, prossimi al cielo, lontani da terre. Riflessi di pelle bruciata senza calore. Sotto l’occhio ostile del sole scompare il colore. Il sale riempie lo sguardo, condensa il dolore. Pupille – cristalli opachi dentro il terrore. Il dispetto degli schizzi di mare arde le labbra. La beffa dell’acqua salata porta via l'ardore, che ritmico palpita ancora dentro il cuore. Bruciore. E sete, tanta sete. Labbra screpolate, prigioniere dei denti. La vita rimane soltanto negli occhi, ardente. L’anima prende la via del cielo, invoca clemenza. Sperare contro ogni speranza, tutt’uno con la barca che lentamente avanza. |
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